La Madonna della Civita “ritrovata” a Fondi

Madonna della Civita_FondiGiuseppe Chiusano (padre di Salvatore, Cristina e Felice – quest’ultimo componente del leggendario Quartetto Cetra -), Le si rivolgeva negli ultimi tempi della sua vita, conclusa all’età di 59 anni, implorandola di farlo guarire o di far cessare la sua sofferenza. Morirà il 20 luglio 1926, il giorno precedente la festa della Madonna della Civita, che veniva preparata e ricordata anche a Fondi, tra gli altri numerosi luoghi, con una piccola processione, ogni 21 luglio, nell’androne di via Giambattista Vico, 32, dove Chiusano abitava con la moglie Consiglia Inzerillo e i figli.

Salvatore Inzerillo, padre di Consiglia, era arrivato a Napoli al seguito di Garibaldi e si era fermato a lavorare come mastro scalpellino dei basolati di Fondi e Itri, dove conobbe e sposò Cristina Mancini, che le diede Consiglia, unica figlia. La devozione per la Madonna della Civita lo spinse a farsi realizzare, da artisti napoletani, la statua che dopo essere stata esposta nella case di Napoli e Fondi, è oggi conservata dai figli di Salvatore, sempre a Fondi.

E’, questa, una versione diversa da quella originaria, pur mantenendo gli aspetti e le posture del quadro ritrovato sul monte Civita. Sguardo estatico e rassicurante, velato da leggera malinconia in quello del bambino, le due figure hanno un incarnato roseo, di impronta culturale della Scuola napoletana e si aprono all’accoglienza dei devoti richiamando l’immagine classica bizantina, con la variante del palmo appena aperto della mano destra del Bambino, che non indica il simbolo della Trinità e quello sinistro che tiene la croce in atteggiamento reclinato, diverso da quello ostentante. Al pari del dipinto bizantino, i colori della veste della Madonna e del vestito di Gesù sono identici, ma questi presentano motivi floreali, diversi dalla tinta unita della prima. Il mondo sui cui il Bambino appoggia la mano sinistra risalta meglio, con le due fasce di colore oro a forma di croce. Il drappo che avvolge le due figure è di colore blu, con risvolto interno in giallo che richiama le stelle della corona. La statua è conservata in una teca di legno chiusa con pannello in vetro munito di serratura. Il fondo è ornato di fiori, a contorno, abbellimento e protezione delle immagini raffigurate.

Il culto della Madonna delle Civita è presente nei comuni vicini a quello di Itri da tempi remoti, con visite periodiche al Santuario e pellegrinaggi annuali che confermano la tradizionale devozione dei nostri padri. Nella mia memoria è vivo il ricordo delle adunate dell’Azione cattolica della diocesi, con gare di religione che ingaggiavamo tra parrocchie (ne vincemmo una, alla quale ho partecipato, all’inizio degli anni sessanta, in una giornata piovosa che vide un mio compagno di squadra, Tarcisio, scivolare sulla scalinata subito dopo l’annuncio all’altoparlante del Santuario del pericolo incombente).

Esso è stato “consacrato”, a memoria perenne anche di cultura non religiosa, nel capolavoro del neorealismo “Non c’è pace tra gli ulivi”, che Giuseppe De Santis girò nel 1949. Nella sequenza del pellegrinaggio da Fondi a Itri, mentre si cantano invocazioni alla Madonna della Civita e alcuni paesani rivolgono alla Vergine richieste di grazia, Francesco (Raf Vallone), per evitare di essere catturato dai carabinieri, si nasconde, prima dietro il drappo che rievoca il miracolo del pastorello sordomuto, poi camminando sulle ginocchia e simulando una menomazione alle gambe.

La comunità di Itri custodisce gelosamente questo culto, confermandolo e rinnovandolo, dimostrando una particolare sensibilità per la conservazione delle nobili tradizioni.

Virginio Palazzo

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